DOI: 10.5281/zenodo.8279430

La forza del passato: Pier Paolo Pasolini, il “fascismo degli antifascisti” e il potere dinamico della nostalgia

di Alfonso di Prospero

Sono in molti oggi a lamentare l’assenza di figure di “intellettuali” capaci di rappresentare e dar voce e forma ai movimenti che si susseguono nell’opinione pubblica e nella coscienza collettiva, in un modo che riesca a dare articolazione alle forze che così si esprimono – o si dovrebbero esprimere – nel tessuto sociale. In mancanza di figure di questo tipo, le possibilità di rinnovamento, di dialogo e di ri-definizione dei problemi, in vista dell’individuazione di soluzioni e punti di vista che possano riscuotere un più ampio consenso, vengono ridotte: l’impossibilità di conferire una struttura logica coerente e non caricaturale al discorso ha l’effetto di scatenare le tendenze sempre presenti verso una polarizzazione delle opinioni violenta e priva di riscontri nella realtà.
Quando si cerca di richiamare alla mente degli esempi che possano far capire che cosa si intende, è comune che si citi Pier Paolo Pasolini come uno degli “ultimi” rappresentanti di questa funzione, oppure anche Umberto Eco o Dario Fo, che però da questo punto di vista sono appartenuti di fatto alla generazione di Pasolini, accumulando il proprio capitale di credibilità pubblica soprattutto negli anni che erano ancora quelli in cui scriveva Pasolini.

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Di Prospero, La forza del passato