Corpi politici sessuati. Dal corpo del re alla somatecnica della regina
di Carlotta Cossutta
La riflessione sulla relazione tra corpi e politica è stata al centro del dibattito filosofico fin dai suoi albori, intrecciandosi in maniera costitutiva alla concezione della cittadinanza e della possibilità di partecipare alla vita politica. Nel mondo greco, infatti, il corpo diventa simbolo di tutte le sfere e le dimensioni della vita considerate biologiche e per questo escluse dalla politica e dai suoi spazi: la politica si interessa della ragione e dell’anima scacciando i corpi dal proprio sguardo, considerandoli pura materia priva di una sostanza propria. Allo stesso tempo, però, la metafora del corpo diventa il paradigma per definire i sistemi di governo e le immagini della società. Questa rappresentazione della società come di un corpo politico trova il suo compimento più pieno nella modernità – basti pensare al frontespizio del Leviatano di Hobbes – ma affonda le sue radici già nel pensiero politico dell’antichità ed estende i suoi rami fin nel mondo e nel lessico contemporanei. Già Teognide, nel VII secolo a.C., nel parlare di Megara scrive che «questa città è gravida e io temo che partorisca / un uomo che corregga la nostra ignobile tracotanza» e Menenio Agrippa, nel suo più celebre discorso riportato da Livio, sottolinea che «sic senatus et populus quasi unum corpus discordia pereunt concordia valent», paragonando le società a dei corpi umani e organici. Questo movimento di un corpo costantemente escluso e riaccolto appare come un paradosso, che svela alcune delle contraddizioni e delle strutture della riflessione politica occidentale.
Keywords: Body, Biopolitics, Somatechnics, Feminism
Carlotta Cossutta, Corpi politici sessuati. Dal corpo del re alla somatecnica della regina