Che ne sarà della filosofia nel XXI secolo?
di Francesco Piro
La domanda che apre questo saggio non esprime la pretesa – che sarebbe veramente incongrua – di profetizzare su quali temi si eserciterà la filosofia a venire. L’attività filosofica è caratterizzata infatti da un’estrema costanza nei suoi compiti, ma anche dall’impossibilità di prevedere quali domande si riveleranno capaci di riportare il pensiero a tali compiti. Se filosofare significa tematizzare l’impensato – cioè formare o riformulare concetti che aprano la via a domande radicali – nulla può essere detto su ciò che apparirà degno domani di essere pensato, posto che ce lo si stia domandando sul serio e non semplicemente formulando una domanda retorica per spacciare un proprio prodotto come novità.
Vi è tuttavia un senso in cui la domanda sopra formulata può non essere incongrua o retorica. Se riflettere sulle modalità della pratica del filosofare e sul modo in cui tali modalità si trasformano nel corso del tempo può essere anche un compito filosofico, lo è anche rilevare in che modo nuovi assetti e nuove possibilità offerte dalle tecniche dell’organizzazione e della comunicazione della conoscenza aprano o chiudano spazi alle pratiche filosofiche. Ciò che discuteremo qui è essenzialmente compreso in tale questione e, non a caso, essa si concluderà con un’analisi dei problemi specifici di un determinato mestiere, quello dell’insegnante di filosofia.
Sappiamo tutti che tra il XX. e il XXI. secolo è successo qualcosa che non è più reversibile. Da una comunicazione della cultura organizzata attraverso il mercato dei libri e dei giornali e una trasmissione della cultura regolata sui depositi di libri e giornali chiamati biblioteche, si è passati a un mondo della comunicazione reticolare e diffuso capillarmente che progressivamente assorbe il vecchio mercato editoriale e ne crea dei sostituti informatici, defisicizza anche i grandi depositi di conoscenza delle biblioteche trasportandole in rete. Oggi si può fare da casa una ricerca per la quale sarebbero stati necessari in altri tempi viaggi per mezza Europa. Alla rivista cartacea si sostituisce la rivista informatica, che però ha una nuova forma e apre nuove possibilità: il sito è una rivista perpetuamente aggiornabile e ampliabile al di là di ogni limite fisico delle riviste tradizionali. Il pubblico potenziale si accresce enormemente ma, nel contempo, la competizione per l’attenzione diviene fortissima e la comunicazione stessa, nei suoi contenuti, viene modificata dal bisogno di intercettare l’attenzione di un visitatore di siti distratto e affaccendato con il quale bisogna interagire al più presto, per evitare che se ne vada. Tutto diviene ‘interattivo’ in quella che è stata chiamata la «quarta rivoluzione» tecnologica.
Da un certo punto di vista, ciò sembrerebbe essere poco più che una ulteriore fase di quella che potremmo chiamare la deoralizzazione della cultura. In quale misura potrà parteciparvi la filosofia, sapere legato inizialmente alla piccola sfera dell’interazione diretta tra un pensatore e il suo piccolo pubblico di seguaci e allievi?