Recensione a A. Burgio, Il sogno di una cosa. Per Marx, DeriveApprodi, Roma 2018, 536 pp.
di Gianmarco Bisogno
Il testo in questione ha come obiettivo dichiarato quello di studiare il pensatore di Treviri «come filosofo» (p. 10). Obiettivo che a prima vista non parrebbe faticoso raggiungere ma che – nota l’autore – è divenuto tale nel corso della storia. Il discorso sul «Marx filosofo» è stato, infatti, obliato e trascurato a causa di due accuse principali rivolte al pensatore di Treviri e a cui questo libro cerca di rispondere. La prima «concerne la centralità del terreno economico, che Marx sembrerebbe considerare in ogni epoca determinante», la seconda – strettamente collegata alla prima – vuole che da quel ‘economicismo’ si possa passare all’immediata «esaltazione della dimensione produttiva del lavoro umano» e alla «conseguente tragica illusione demiurgica che la prosperità materiale e lo sviluppo tecnico siano garanzie di progresso» (A. Burgio, La feconda storia di un lessico critico, “Il Manifesto”, 04.05.2018). Questo libro si assume, dunque, l’onere di pensare e di analizzare non soltanto la prospettiva ‘economico-scientifica’ – che rimane centrale nel discorso marxiano – ma anche (e con pari dignità) «i temi che la sua [di Marx] filosofia discute; le fonti che la ispirano; gli sviluppi ai quali ha dato vita e le prospettive che essa schiude» (p. 10) […].
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