Identità in costruzione. Pensieri della differenza contro la paura del buio
di Fiorenza Manzo
«Mi si grida da Seir: “Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte?” La sentinella risponde: “Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare, interrogate pure; tornate e interrogate ancora”» (Isaia 21, 11-12).
Il titolo di questo numero, Femminismi. A che punto è la notte?, racchiude in sé tre considerazioni essenziali, nelle quali si ritrovano le ragioni stesse per cui questa rivista, che si propone di coniugare filosofia e “nuove pratiche della conoscenza”, ha scelto di occuparsi della “questione femminile”. La prima, forse più ovvia, considerazione riguarda la declinazione plurale della parola “femminismo”. […] Questa pluralità è interna e riguarda, strutturalmente, le modalità di articolazione di un pensiero che si propone di riflettere sul sesso e sul genere. Un pensiero di tal sorta è, infatti, necessariamente territorio d’intersezione tra vari ambiti di riflessione: biologia, antropologia, psicologia, sociologia, diritto, storia, economia, politica. Esso si situa dunque su un terreno eminentemente filosofico, se si considera la filosofia – seguendo Angela Putino – come ciò che «custodisce, attraverso un suo proprio modo di pensiero, un pensiero che accade altrove». Ma non è tutto: come sempre, quando si tratta di analizzare la condizione di soggezione di un gruppo umano a un altro, e i rapporti di potere che la determinano, la partita si gioca su più tavoli, teoria e pratica procedono simultaneamente, si uniscono e si disgiungono convulsamente nel loro sviluppo. La seconda, più radicale, considerazione, parte dall’assunto che il “femminismo” – largamente inteso, come la visione che tematizza, con diverse modalità e accenti, la centralità dell’identità sessuale e di genere nell’analisi delle dinamiche e delle forze operanti nella realtà – abbia una fondamentale capacità di lettura del reale, colga qualcosa di significativo a proposito del mondo e della realtà in cui ci troviamo. […] La terza considerazione parte da lontano e ha a che fare con quell’esergo di apertura che richiama, e in parte già spiega, il sottotitolo di questo numero. Quei versi di Isaia ci introducono alla considerazione della nostra condizione, onto-epistemologica prima che esistenziale, di domandanti. Questa condizione interessa naturalmente – è questo il caso di dirlo – la totalità degli esseri umani, e ancor più da vicino chi fa del domandare il proprio Beruf. L’unica certezza che abbiamo è che ogni domandante domanda sempre prima in sé e a sé, il suo è sempre un interrogarsi: in questo senso, il domandante è sempre sia viandante che sentinella. Ma qual è l’atteggiamento da tenere rispetto a un tema come quello di cui qui ci occupiamo, che ha radici antichissime e grande urgenza di risposte?
Editoriale di redazione - Fiorenza Manzo, Identità in costruzione. Pensieri della differenza contro la paura del buio