Identità, ibridazione e paura: nuove sfide per vecchi problemi
di Alessio Lembo
Negli ultimi anni, la sempre maggiore difficoltà della classe dirigente dei paesi eredi delle storiche democrazie liberali nel misurarsi con le nuove sfide dell’epoca post-massmediatica ha provocato una decisa recrudescenza della forma più semplice di creazione dell’identità: la paura dell’altro. L’arma politica del razzismo è diventata una necessità anche per quelle forze politiche, come le destre liberali, che meno avevano l’esigenza di sfruttare la discriminazione razziale. La sempre maggior pressione nei porti dell’Europa meridionale ha fatto il resto. «La transitorietà del migrante sembra essersi trasformata in una condizione permanente che si perpetua di generazione in generazione». Appare evidente che oggi la politica europea debba sempre più guardare agli Stati Uniti come fucina, nel bene o nel male, di soluzioni storiche, politiche e culturali al crescente problema dell’integrazione, dato che il Novecento, prima con le leggi razziali e poi con la complessa dinamica di decolonizzazione dei paesi africani e asiatici, ha drammaticamente mostrato il fallimento del concetto di assimilazione. Tuttavia, parlare degli Stati Uniti come esempio paradigmatico non vuol certo implicare un paragone storico e sociale.
Lembo