La filosofia italiana ha un problema di disparità di genere
di Federica Berdini, Laura Caponetto e Vera Tripodi
Nel contesto universitario italiano le donne ricoprono il 31,09% dei posti “strutturati” (professoresse ordinarie, associate, ricercatrici a tempo indeterminato e a tempo determinato di tipo B) e il 38,14% dei posti non strutturati (ricercatrici a tempo determinato di tipo A e assegniste di ricerca) in filosofia. I dati, registrati alla fine del 2020, mettono in luce la sottorappresentazione (vale a dire, la presenza in numero inferiore al 50%) delle donne in filosofia, un fenomeno che la Società italiana per le donne in filosofia – SWIP Italia1si è impegnata a documentare e analizzare sin dal primo anno dalla sua costituzione. Il fenomeno segue un andamento a forbice: il divario tra presenze femminili e controparti maschili aumenta col progredire della carriera e l’acquisizione di ruoli di maggior potere e possibilità di carriera (le professoresse ordinarie costituiscono il 23,10% del totale degli ordinari, mentre le ricercatrici a tempo determinato di tipo A rappresentano il 32,18% e le assegniste postdoc il 40,24% dei rispettivi totali). Inoltre, in modo analogo a quanto riscontrato da vari studi condotti nel contesto anglosassone, il fenomeno della sottorappresentazione femminile avvicina la filosofia alle aree STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), in cui la disparità di genere è più accentuata che in altre discipline scientifiche (naturali e sociali) e soprattutto umanistiche. Il fenomeno della sottorappresentazione di genere in filosofia, unito ai meccanismi strutturali e alle pratiche di discriminazione che contribuiscono a produrlo, costituisce la ragion d’essere della SWIP Italia.
Federica Berdini – Laura Caponetto – Vera Tripodi, La filosofia italiana ha un problema di disparità di genere