Ipertrofie del lavoro. Qualche appunto su lavoro e riconoscimento
di Tiziana Faitini
Quello tra lavoro e riconoscimento è un nesso che, in termini filosofici, poco stupisce da quando Hegel lo ha messo a tema in alcune pagine destinate a divenire tra le più note della tradizione occidentale. Eppure, non è forse superfluo tornare ad interrogarlo nella concretezza di una fenomenologia rinnovata. Nel muovere qualche passo in questa direzione proverò a tenere conto – in una prospettiva un poco eterodossa – di una ricerca empirica qualitativa, condotta secondo il metodo narrativo, che ho accompagnato alla ricerca teorica in tema di lavoro, e che ha comportato la realizzazione di circa 70 interviste su temi relativi all’etica professionale e, più ampiamente, al significato dell’esperienza di lavoro di ciascuno. 40 interviste hanno riguardato professionisti del mondo sanitario, mentre le rimanenti hanno coinvolto figure professionali di vari settori (dall’ingegneria alla pubblica amministrazione, dalla geologia al giornalismo, dall’artigianato all’avvocatura, dalla revisione contabile al notariato) o rappresentanti di soggetti economico-sociali (tra cui Confindustria e mondo della cooperazione). Il metodo narrativo, si sa, non ha alcuna pretesa di oggettiva assoluta né un campione tanto ridotto può aspirare a restituire alcunché di statisticamente significativo. Ne affiorano però spunti preziosi per una prima mappatura della semantizzazione del lavoro o professione contemporanea, che possono quindi contribuire a nutrire, come necessaria «prova del reale», una riflessione più propriamente filosofico-politica.
Parole-chiave: Filosofia del lavoro, Riconoscimento, Lavoro dignitoso, Astrazione reale
5. P.O.I. - Filosofia e lavoro. Ieri e oggi- Faitini